
Let’s Talk Maison & Objet
Let’s Talk Maison & Objet
By Roberta Sbarbaro – IAHSP®EU Partnerships Coordinator
La Ville Lumière questa volta non ha acceso tutte le sue mille luci.
L’appuntamento di settembre con Maison et Objects 2020 si sta svolgendo solo su piattaforma digitale. Ma l’AD Philippe Brocart ha organizzato al meglio l’evento digitale: showroom virtuali, Digital Talks ossia approfondimenti con i maggiori trend setter del settore, conversazioni ed interviste. Sarà comunque la tradizionale maratona tra le centinaia di espositori.
Anche questa edizione autunnale onorerà il Designer dell’Anno; e quest’anno è Franklin Azzi. Architetto francese con studi all’ESA di Parigi e alla Glasgow School of Art. Un architetto “globale”, grazie ad un background multidisciplinare ed internazionale.
Un professionista con influenze multiple e disparate che gli permettono di dare una sempre nuova diversità ai suoi lavori, spaziando dall’urbanista all’interior. Noto con plauso per la metamorfosi cha ha saputo imprimere con il progetto di riqualificazione della Rive Gauche della Senna in una promenade pedonale di 2.5 km. In contro tendenza con il “ wow effect” di molti progetti di architettura, Azzi crede fortemente nella creazione di edifici che siano senza tempo e che rimangano tali nello svolgersi degli anni. Non secondo è il suo amore per l’arte contemporanea che fa da completamento nel suo quartier generale parigino.
Ciò che sembra prepotentemente mostrarsi in questa edizione di M&O, è il ritorno alla tradizione, all’elemento naturale, all’artigianato.
Trasversalmente un bisogno forse resosi ancor più prepotente dai mesi da tutti passati confinati nelle nostre abitazioni, guardando da dentro il fluire ed il rifiorire della natura.
Primo su tutti appare la scelta delle palette colori: dai toni minerali e legnosi come il salvia o il verde abete, a quelli cari ai mediterranei delle terre (l’Ocra francese fa da padrona), fino ad arrivare agli immancabili smalti dalle sfumature dei cieli e delle foreste nordiche. Colori caldi dai toni sordi, rustici ma al contempo sofisticati. Unica nota di contrasto lo spiccato utilizzo dei rossi, in controtendenza al colore dell’anno Classic Blue. Tonalità autunnali “arrugginite”, i vinaccia e gli aranciati zucca, fino ai ciliegia ed i coralli.
La crisi sanitaria ha imposto un nuovo modo di pensare agli approvvigionamenti e alla loro qualità. Local, il Qui sono i punti di partenza e di arrivo. Domande quasi ancestrali come da dove si è creato, come e perché, sembrano essere alla base delle nuove produzioni di arredi e complementi. Il ritrovare una cultura radicale del proprio paese, radicale etimologicamente da radice.
L’etnicità è un concetto ormai fatto proprio da architetti e designer ma si va oltre adesso, verso una cultura patrimoniale che mette il territorio, l’artigianato, le tradizioni ed i materiali al centro della produzione dell’oggetto.
Si è venuta quindi a creare un apparente ossimoro di nuova tradizione; artigianale, rurale, locale e durevole.
Una delle conferenze dei Digital Talks è stata l’esperienza italiana dello chef francese tristellato Guy Martin. Nel Salento ha riportato a vita due palazzi del 1700 trasformandoli in boutique hotel. Senza alcun dubbio, Chef Martin ha usato manodopera esclusivamente locale: i pittori, gli ebanisti del luogo conoscevano meglio di tutti i materiali ed i loro utilizzi. Proprio lo Chef non ha voluto un ristorante o un bistrot all’interno dei due luxury guesthouse: i suoi ospiti potranno godere dei prodotti e della ristorazione salentina, a sua detta elevati in livello e qualità.
C’è un cambiamento di prospettiva da parte dei professionisti del settore, un interesse verso i decoratori d’interni. Prima del lockdown la decorazione era rivolta verso l’esterno, verso la produzione di qualità ma spesso lontana geograficamente. Ora c’è un rivolgersi verso l’interno, all’interno dei nostri più stretti confini: l’artigianato vince sull’industriale. Forse sono solo cicli, che come maree danno spazio prima ad uno e poi all’altro aspetto della creazione, della produzione. Certo che prepotente è ora il rivolgersi a clienti privati, con un rapporto più intimo, in maggiore contatto con la tradizione.
Il trend “naturale” sembra essere stato dissotterrato dai designer/archeologi: una ricerca nel cuore della Terra.
Quale elemento più naturale e di lunghissima tradizione è se non il legno? Predilezione verso un look più naturale che prende forma in legni apparentemente non finiti, con l’utilizzo di rafia o del rattan. L’ispirazione a Thonet fa da pietra miliare. L’utilizzo di questo materiale nobile, morbido, profumato, duttile è da ritrovarsi in tutti i campi dell’arredo d’interni come anche dei complementi e dell’oggettistica. Arredi spesso di ispirazione scandinava, dai disegni armoniosamente austeri. Una certezza rimangono marchi come Huebsch o Oyoy Living Design.
La scelta del legno come materiale per eccellenza della natura, va di pari passo con una sempre forte spinta verso il sostenibile o l’eco friendly. Marchio di utensili da cucina come Original Home, propone prodotti di indubbio gusto fatti con legni di scarto. Il tessile è il comparto che più di tutti gode della possibilità di proporre prodotti sostenibili. La danese The Organic Company riesce a coniugare design di qualità con cotone organico GOTS certificato. Sempre danese, Liv Interior propone tappeti di cotone eco o riciclato PET.
Maison et Objects rimane l’indiscusso appuntamento che fotografa l’attualità del design, dell’arredo, dei complementi. In questa edizione più che proporre nuove tendenze, ha di fatto comunicato le risposte che il mercato ha richiesto, mercato modificatosi repentinamente nei mesi di confinamento.
Il prossimo appuntamento vis-à-vis con M&O sarà a gennaio 2021, dal 22 al 26. Ogni visitatore spera sin d’ora di poter riaccendere una delle mille luci della Parigi Lumière.